Ci troviamo di fronte a una immagine di trattenuto dolore ma senza drammaticità; il clima quasi elegiaco è sottolineato anche dal colore abbassato e umbratile, in cui i mezzi toni giocano su continue variazioni cromatiche in una tessitura di particolare raffinatezza. Si tratta pertanto di un dipinto che le dimensioni contenute indicano destinato alla devozione privata, che la particolare cura esecutiva e intonazione poetica rivelano di non comune spessore culturale. Proprio la sospensione quasi fiabesca della scena e la delicatezza di variazioni tonali suggeriscono l’opera di un pittore erede della tradizione estense di Dosso Dossi e, alla cerniera tra Cinquecento e Seicento, dello Scarsellino: quindi, con ogni probabilità, un ferrarese attivo nei primi decenni del XVII secolo. Il profilo che si delinea sembra compatibile con quello del maggior pittore ferrarese del XVII secolo, Carlo Bononi.
Ci troviamo di fronte a una immagine di trattenuto dolore ma senza drammaticità; il clima quasi elegiaco è sottolineato anche dal colore abbassato e umbratile, in cui i mezzi toni giocano su continue variazioni cromatiche in una tessitura di particolare raffinatezza. Si tratta pertanto di un dipinto che le dimensioni contenute indicano destinato alla devozione privata, che la particolare cura esecutiva e intonazione poetica rivelano di non comune spessore culturale. Proprio la sospensione quasi fiabesca della scena e la delicatezza di variazioni tonali suggeriscono l’opera di un pittore erede della tradizione estense di Dosso Dossi e, alla cerniera tra Cinquecento e Seicento, dello Scarsellino: quindi, con ogni probabilità, un ferrarese attivo nei primi decenni del XVII secolo. Il profilo che si delinea sembra compatibile con quello del maggior pittore ferrarese del XVII secolo, Carlo Bononi.